Il tocco

Io fisso.
Si, fisso.
Fisso le persone.
Non lo faccio per un tempo considerevole, perché la mia insicurezza mi fa sentire altamente fuori luogo, ma in quei pochi attimi che mi concedo di irriverenza su di un viso, io fisso, fisso forte.
E’ sempre stato così, ho sempre guardato le persone, mi sono sempre piaciute, e sono il motivo per cui ho iniziato a fotografare.
Ho cominciato dalla streetphotography per quello: cammino per strada e non penso di incrociare persone, io vedo storie, migliaia di storie che si incrociano senza nemmeno immaginarlo, e mi è venuta voglia di raccontarle, a modo mio, di entrarci un attimo, senza intaccarle.
Le persone alle volte ignorano il mondo immenso che ognuno di noi raccoglie, protegge.
Ognuno con i propri segreti, le proprie paure, le proprie vulnerabilità.
Ecco, io degli altri adoro le ultime: le vulnerabilità, quelle che cerco quando li fotografo, quell’attimo di nudità che anche lo sguardo più sicuro ed in difensiva, ha.
Può durare un attimo per poi trasformarsi ancora, ma c’è un momento, in cui tutto viene a galla e i tuoi occhi, le tue mani, le tue rughe, ti tradiscono e ti sputtanano.
Delle persone amo questo: quello che non sanno di mostrare, quello che è troppo emozionale per poter essere controllato, quello che è più tuo di quel che pensi di possedere davvero.
Ognuno di noi ha quella vibrazione di fragilità, ed è solo quello che ci differenzia l’uno dall’altro in un mondo ed un momento in cui le vite sono molto allineate per ritmi, obiettivi, difficoltà, abitudini, convenzioni.
Ecco.
Lì, in quella vibrazione intima e privata, c’è la nostra unicità, la nostra irripetibilità, la nostra esclusività.
Che meraviglia l’esclusività, non credete?
Io la trovo affascinante ed erotica, ed è così che chi mi strega, mi strega: tradendo la sua, facendomi sentire la mia.
I rapporti umani sono incontri di scherma a volto scoperto: ti difendi, attacchi, osservi, ma alla fine il contatto è inevitabile.
Tocchi, vieni toccato. Vinci, perdi.
Dopo l’incontro sei stanco, sei teso, sei sconfitto, o provato.
La verità è che non si vince davvero, perché non vinci mai l’altro, magari per un pò, ma quello che è suo, davvero suo, lo sarà per sempre.
Puoi provare con le stoccate, puoi essere abile schermidore, ma gli altri, che tu lo voglia o no, prima o poi ti toccano, magari non vince nessuno, ma ti toccano, li tocchi.
Ed io, quando fisso qualcuno, o quando lo fotografo, mi chiedo sempre cosa abbia provato quando ha toccato, ma ancora più quando è stato toccato da qualcuno.
Perché vedete, si possono avere tutte le imbottiture e le protezioni del mondo, puoi vincere la partita, ma della stoccata che ricevi, il tocco lo senti e non lo dimentichi.

2 Comments
  • carla tanitzergh del ciotto

    26 luglio 2016 at 19:28

    Valentina… i tuoi testi così sentiti, così profondi… toccanti (è proprio il caso di dirlo) quanto mi piace l’idea di averti incontrato nel mio cammino….

    • Valentina

      26 luglio 2016 at 20:41

      Io non trovo mai le parole e adatte per rispondere a quanto di meraviglioso mi scrivi. Siamo state fortunate entrambe e ti prometto una giornata insieme a Roma appena riesco a tornarci, mi farebbe immensamente piacere.