La libellula

Oggi mi è successa una cosa particolare.
Guidavo per andare al mare su una strada assolata e trafficata, fiancheggiata da campi e balle di fieno.
Ad un certo punto scorgo una libellula bella grande, impigliata nel mio tergicristallo, e penso “poverina”.
La guardo meglio, vedo le ali muoversi, e penso che sia per via della velocità.
La guardo ancora e vedo che con le sue zampette quasi invisibili, esercitava leva sul tergicristallo per liberare la coda.
Penso “cazzo, è viva!”non posso fermarmi, troppo traffico, rallento.
Penso che se azionassi i tergicristalli potrei spezzarle la coda.
Non chiedetemi come, ma con uno sforzo immenso ha liberato la coda, ha atteso un attimo e poi è volata via.
Zampette infinitesimali 1= Tergicristallo Bosh 0.
Che classe. Che grinta. Che lezione, signori miei.
Si perché la vita va graffiata, perché lei per prima graffia. Non è cattiva, assolutamente, ma è veloce, e le piace l’azzardo: alza la posta ogni volta di più.
E se si pensa di poter bussare e chiederle le cose con garbo, ci si sbaglia: nel frattempo lei ha già graffiato.
Bisogna essere più rapidi, più veloci, volere di più, essere di più.
Bisogna stare sulle spine e fare quello che si può fare, non il giorno dopo, ma il giorno stesso, e questo non significa essere degli iperattivi cronici, significa anche scipparle degli attimi di puro godimento individuale, che possa essere della bella musica, o un buon libro.
Fare. Non rimandare.
Esserci. Non esistere.
Ora. Non dopo.
Con lei non bisogna mai abbassare la guardia, che lei è già bella scaltra e comunque sa fregarci, ma almeno, cazzo, diamole filo da torcere. Prima o poi si distrarrà.
Nella mia, certe cose sono andate storte (apprezzate il delicato eufemismo) e, se la conosco, e la conosco, ha in serbo qualche altra mossa, e forse, anzi no forse, sicuramente per questo, io sono affamata di vita, mia e degli altri: guardare chi perde tempo, e perde occasioni, mi rattrista più che se lo facessi io.
E’ una voglia sana di riscatto, di recuperare il tempo perso, gli errori fatti, i percorsi errati.
Tolgo tempo al sonno, per un’esperienza in più, che sia un viaggio, una mostra, scrivere, guardare.
Ho visto persone (e libellule) che dalle proprie cicatrici, fisiche e interiori, hanno imparato ed insegnato che la vita non va sprecata ma va divorata.