La stanza di Bosso

Quel che Bosso offre al pubblico con il suo pianoforte è un amplesso multi orgiastico al sapore di vero amore.
Entri in teatro e ti accomodi con la convinzione di ascoltare della musica meravigliosa, ed esci di lì dopo due ore, abbastanza schockato, per il sordo schiaffo alla coscienza che hai ricevuto.
Un palco, luci sul pubblico, un pianoforte ed un uomo.
Non scenografia, non orchestra, non arredi, non giochi di luci, non super ospiti, nessuna forma di distanza tra lui ed il pubblico.
Un microfono, che afferra per parlare chiaro, dritto, forte, duro, poi lo posa per tornare dal suo amore e mentre si assiste a questo duo altamente erotico di uomo e musica, nessun segno di fatica, nessun cenno che possa ricordare quanto sia umano.
Dimentichi tutto e guardi, rapito, un uomo felice che fa quello per cui è, evidentemente, predestinato.
Da quella figura mitologica, metà uomo e metà pianoforte, nascono esalazioni allucinogene che ti portano lontano e ti fanno astrarre da un contesto che razionalmente non riesci più a determinare.
Non è un concerto, è un viaggio, di quelli per gente tosta, che viene messa davanti all’arte sublime, ed alla semplicità della reazione.
Tra una magia musicale e l’altra, lui ti spiega che “un problema può essere un’opportunità” o che “i sorrisi avvicinano ed i telefoni allontanano”.
E tu ti senti uno gnomo, travolto come sei dalle piccolezze della tua vita e ti senti tanto, tanto fortunato, perché hai scelto di esserci, proprio lì, e non altrove, proprio da lui e non da qualcun altro.
E ti lasci schiaffeggiare a suon di sorrisi, musica e verità.
Poi il pathos aumenta, lui non parla più, suona e basta per mezz’ora consecutivamente, in un crescendo emotivo e fisico, si sfila la giacca, la lancia a terra, scopre i muscoli, picchia forte sui tasti e pensi che sia bellissimo, affascinante, erotico.
Le note incalzano, nessuno fiata, lui si fa sempre più impetuoso, fino agli accordi finali che sono affondi, in realtà, che si sfogano con un urlo liberatorio… proprio come quando si fa l’amore, ma l’amore più bello della vita.
Bosso non è un musicista, Bosso è un’esperienza, forte.
Se pensi di non avere le palle, resta a casa.